Il Settecento a Verona, la Nobiltà della Pittura
Dal 28 novembre 2011 al 9 aprile 2012, dopo la mostra Corot e l'Arte Contemporanea, Verona è stata sede di un grande evento espositivo dedicato al '700, uno dei periodi artisticamente più importanti nella storia di Verona. La mostra ha portato in città opere da alcune delle più importanti istituzioni museali internazionali. Sede della mostra sarà il Palazzo della Gran Guardia.
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Visite Guidate in Mostra
Le guide turistiche di Verona, da sempre impegnate nella promozione e divulgazione della storia e cultura cittadina, anche in questa occasione proporranno visite guidate all'interno della mostra, con percorsi per gruppi organizzati e per visitatori individuali.
Per tutti coloro in visita a Verona per la mostra sul Settecento sarà possibile abbinare un itinerario guidato cittadino.
L'approfondimento del '700 a Verona potrà essere esteso a tutta la città, con visite guidate ai capolavori conservati nelle chiese e nei musei cittadini.
La Mostra
La mostra sarà focalizzata su un periodo fino a questo momento scarsamente approfondito e anzi spesso trascurato dalla storia dell'arte veronese.
Il percorso si snoda attraverso 150 opere circa, che comprendono non solo dipinti, ma anche disegni, stampe, libri e documenti, che metteranno in luce le particolarità e unicità della cultura pittorica e artistica veronese rispetto alle esperienze limitrofe, quelle veneziane in particolare.
Particolare spazio sarà dedicato alle personalità artistiche di Pietro Antonio Rotari (1707-1762) e di Giambettino Cignaroli (1707-1770), maestri del classicismo che, sostenuto da Scipione Maffei, caratterizzò in modo coerente la pittura di tutto il secolo.
Le mostra sarà articolata in sezioni che cercheranno di mettere in luce la ricchezza e la complessità artistica di Verona nell’età dei Lumi, che valsero ai pittori veronesi importanti committenze internazionali del calibro di Stanislao Augusto Poniatowsky re di Polonia, dei principi di Sassonia, di Clemente Augusto di Baviera o Carlo Firmian, plenipotenziario di Maria Teresa.
Una sezione importante sarà quella dedicata ai vedutisti, Luca Carlevarijs e Bernardo Bellotto in particolare.
Altra sezione significativo sarà rappresentata dall’importante nucleo di opere realizzate a Verona da Giambattista e Giandomenico Tiepolo. Per l'organizzazione verrà presentata la ricostruzione a grandezza naturale del soffitto dipinto da Giambattista Tiepolo per il Palazzo Canossa di Verona.
Le Sezioni
- La Veduta: Verona negli occhi e nella fantasia dei pittori.
- Gli Antefatti: Louis Dorigny e Antonio Balestra
- I nuovi protagonisti, Auspici, Balestra e Maffei
- I ritratti
- Libri illustrati
- Verona e i Tiepolo
Il Vedutismo: Verona negli occhi dei pittori del Settecento
La mostra "Il Settecento a Verona, la nobiltà della pittura", si apre con un'interessantissima sezione dedicata alle immagini di Verona che, alcuni dei più grandi vedutisti del XVIII secolo ci hanno lasciato.
Con il Settecento si assiste a un intensificarsi del cosiddetto fenomeno del grand tour, quel lungo viaggio che artisti, nobili e intellettuali del centro e nord Europa intraprendevano per conoscere la penisola italiana. Il grand tour era considerata una tappa fondamentale nella formazione artistica di pittori, scultori architetti, e culturale per i rampolli della nobiltà tedesca, inlgese, olandese che potevano vedere e studiare sul "campo", la classicità romana e il Rinascimento là dove esso era nato e si era sviluppato.
Tappe fondamentali del grand tour sono naturalmente Firenze, Roma, Napoli, Venezia, ma anche Verona, porta della Val d'Adige sulla via del Brennero, rientra a pieno titolo nell'itinerario visitata da personaggi come Goethe, Mozart, il Principe Elettore di Baviera e del principe August von Gotha. Ancora oggi, a distanza di due secoli e con la nascita del turismo di massa che altro non fa che ricalcare quelle prime abitudini delle elite culturali, Verona continua ad essere una delle città più visitate d'Italia.
Il Vedutismo
Con lo sviluppo di questo prima forma di turismo, si venne sviluppando anche un nuovo genere pittorico, nato nel rinascimento ma che con il Settecento, assunse carattere e finalità nuove. Le vedute delle meravigliose città italiane servivano a dare la possibilità di ammirare quei magnifici scorci e di studiare i grandi monumenti del passato in un epoca i cui i viaggi erano lunghi, pericolosi e costosissimi. Nacque così un nuovo genere che trovò in Canaletto, nel Guardi e Bellotto i suoi maestri più grandi.
Le immagini erano delle vere e proprie istantanee, che fissavano su tela, un secolo prima dell'invenzione della macchina fotografica, il mondo esterno.
Anche Verona stimolò la fantasia e l'ispirazione dei vedutisti settecenteschi.
La mostra sul Settecento a Verona si apre con un emozionante veduta di Bernardo Bellotto, nipote del Canaletto che ci lascia una "istantanea" dell'Adige con ponte Navi. Uno scorcio che è una preziosa testimonianza della vita quotidiana della Verona di due secoli fa, con le sue attività commerciali, la navigazione sul fiume, le architetture cittadine, i mutamenti cui la città è andata incontro (non poi così radicali).
Così come altrettanto significativa è l'altra veduta sempre del Bellotto, del ponte di Castelvecchio con i mulini che caratterizzavano un po' tutto il corso dell'Adige e che sarebbero stati cancellati dall'imminente rivoluzione indusitriale e dalla costruzione degli argini poco più di un secolo dopo. La distruzione del ponte di Castelvecchio ad opera dei tedeschi alla fine della seconda guerra mondiale causò il crollo del grande affresco del Tiepolo per il palazzo Canossa, i cui comignoli si intravedono nel dipinto, e che chiude la mostra.
La sezione è completata da una serie di stampe che hanno per soggetto scorci e vedute di importanti luoghi cittadini come piazza delle Erbe e piazza Bra, con il palazzo della Gran Guardia, sede della mostra, ancora in costruzione.
Da questa sezione esce un'immagine di Verona città meravigliosa e vitale, ricca di attività e movimento. Una città che le cronache dell'epoca ci descrivono magari non ricca, ma dove, i due secoli di sostanziale pace sotto il blando giogo veneziano, hanno dato vita a un certo benessere e spensieratezza che di lì a poco sarà spazzata via per sempre dalle invasioni napoleoniche e dal successivo giogo asburgico.
Le guide turistiche di Verona oltre alla tradizionale visita all'interno della mostra il Settecento a Verona, propongono originali visite guidate che permetteranno di ritravare a distanza di duecento anni, le medesime vedute rappresentate dai vedutisti, là dove furono eseguite. Per maggiori informazioni:
Gli Antefatti: Dorigny, Balestra, Brentana
La peste del 1630 sterminò gran parte delle popolazione di Verona. I pittori non furono certo immuni dal contagio e scomparve così un'intera generazione di artisti.
Bisogna aspettare la seconda metà del '600 perché con la progressiva ricostituzione della popolazione veronese tornino anche le committenze e si formino nuovi artisti.
Verona dal 1405 era entrata a far parte dei territori controllati da Venezia. I veronesi, da sempre orgogliosi del proprio glorioso passato romano e scaligero, almeno dal punto di vista artistico avevano sempre cercato di mantenere una propria indipendenza.
Lo stile barocco con i suoi fondi scuri e cupi e le figure che ne emergono illuminate come da faretti su un palco di teatro, non era infatti mai riuscito a incontrare il gusto dei veronesi.
Lo stile rococò di origine estera, trovò invece terreno fertile a Verona dove però, ancora una volta, si sviluppò con delle caratteristiche proprie che lo differenziavano dalla Dominante. La scuola veneziana aveva infatti da sempre privilegiato il colore rispetto al disegno, le pennellate rapide e vigorose dell'ultimo Tiziano, le composizioni ricche e movimentate che davano un'inquieta agitazione al soggetto.
I pittori del Settecento a Verona invece si concentrarono maggiormente sulla precisa e netta delineazione delle figure, con contorni nitidi, quasi ricalcati.
La composizione, pur mantenendo il grande movimento dei personaggi di derivazione seicentesca, venne caratterizzata da una grande compostezza formale, con i personaggi raffigurati che tendono ad essere disposti secondo linee oblique che danno armonia all'insieme.
Louis Dorigny, Antonio Balestra, Simone Brentana
Tra i grandi maestri di questa prima fase del Settecento, vi è un pittore francese, il cui radicamento a Verona e nel territorio limitrofo, ne fanno ormai un pittore veneto a tutti gli effetti. Louis Dorigny è figlio di un pittore della corte reale francese. Giunto in Italia come per approfondire la sua formazione artistica si stabilisce a Verona dove riceve importanti commissioni ecclesiastiche e nobiliari. Suoi lavori si trovano sparsi per tutto il veneto. Suoi sono gli affreschi della villa Rotonda di Andrea Palladio, di Villa Arvedi in Valpantena, della Cappella dei Notai al Palazzo della Ragione.
Dalla Francia Louis Dorigny porta il gusto per le superfici porcellanate dei corpi, una grande ariosità dei colori e innovazione delle posture e della composizione come si può notare nella Betsabea al Bagno e nel La raccolta della manna, entrambe esposte alla mostra sul Settecento a Verona.
Altro importante rinnovatore del linguaggio pittorico veronese sarà Antonio Balestra che, anche se legato allo stile classicista e accademica, seppe introdurre nella pittura veronese una graziosa leggiadria.
La visita guidata alla mostra il Settecento a Verona non si esaurisce con l'esposizione a Palazzo della Gran Guardia ma, assieme alle guide turistiche autorizzate di Verona, può continuare nelle chiese e nei palazzi cittadini dove vengono custoditi numerosi tesori della pittura settecentesca veronese. Per maggiori informazioni sulle le visite guidate in mostra o in città, scrivete a:
Cignaroli e Rotari
Dalla metà del Settecento a Verona emerge una nuova scuola di pittori, in grado di sviluppare un linguaggio pittorico nuovo che coniuga la tradizione pittorica veronese con l'innovazione rococò. Questa nuova generazione di pittori è capitanata da Giambettino Cignaroli e Pietro Antonio Rotari. I due sono di estrazione sociale differente, il primo figlio di un mugnaio, il secondo di un medico appartenente alla nobiltà cittadina ma entrambi, seguendo la propria inclinazione artistica sono in grado di conquistarsi un importante spazio nella committenza non solo cittadina e italiana, ma addiritura internazionale, riscuotendo grande successo e apprezzamento nelle corti di mezza Europa. Questa compresenza nella stessa "arte" di personaggi di così diversa estrazione sociale è un indubitabile segno dei nuovi tempi, caratterizzati dalla filosofia dei "lumi" per la quale la tradizione non è più un dogma indiscutibile. E' anche segno di come la pittura fosse ormai considerata non più una semplice opera manuale, ma un'attività in grado di nobilitare i suoi migliori artefici.
Pietro Antonio Rotari
Pietro Antonio Rotari nacque a Verona nel 1707 e si formò alla scuola del Balestra, passando poi all'accademia di Venezia, a Roma e Napoli, a bottega dal Solimena, uno dei più grandi interpreti del barocco partenopeo. Il suo peregrinare lo porta ancora a Vienna dove sviluppa un gusto tutto particolare per i ritratti di fantasia che avranno un successo strepitoso (una piccola selezione di una produzione sterminata di questi piccoli capolavori è esposta in mostra). L'estrema eleganza formale e la raffinatezza con cui riesce a rendere il suo soggetto lo rendono molto popolare come ritrattista di corte. Esegue ritratti per le principesse di Sassonia (esposti in mostra) e giunto a San Pietroburgo diventa pittore di corte di Caterina II imperatrice di tutte le Russie.
Il successo del pittore veronese, anche economico, è sensazionale e i suoi rapporti con Caterina II sono tali da suscitare più di una gelosia tanto che la sua morte improvvisa in circostanze in parte oscure genera più di un sospetto di avvelenamento.
Giambettino Cignaroli
Giambettino Cignaroli fu definito dall'imperatore d'Austra, che lo visitò nel suo studio di San Giovanni in Valle, "il maggior di suoi tempi". Nato nel 1707 fu allievo del Prunato, di Dorigny e di Balestra e seppe coniugare il nuovo stile rococò con la tradizione pittorica rinascimentale veronese, soprattutto nella lezione di Paolo Caliari. Quasi delle citazioni del più grande artista scaligero sembrano essere le strutture verticali dei quadri del Cignaroli con i personaggi disposti su colonne, piedistalli, e le imponenti architetture classiche degli sfondi.
Il Cignaroli ebbe la fortuna di fare una pittura molto gradita al pubblico. Tale fu la maestria e la bellezza formale delle sue opere che il Cignaroli trovò ampie committenze anche fuori da Verona, in numerose città del nord Italia (Padova, Vicenza, Brescia, Bergamo per non citarne che alcune) e in vari paesi europei: Austria, Spagna da dove per la mostra è ritornata temporaneamente una meravigliosa Madonna esposta al Prado di Madrid.
Al Cignaroli fu affidato il compito di istituire a Verona un Accademia di Pittura come già erano state istituite in numerose città italiane. L'Accademia fu inaugurata nel 1766. Giambettino Cignaroli fu il primo direttore dell'Accademia e lo rimase fino alla morte nel 1770
Della vasta opera di Cignaroli molte opere possono essere ammirate nelle chiese di Verona con gli itinerari organizzati dalle guide turistiche di Verona nelle chiese e i musei che le ospitano come in San Procolo, a Castelvecchio, a Sant'Eufemia e al Duomo:
Ritratti
Mostra Settecento Verona - Visite guidate
Ulteriore interessantissima sezione della mostra "Il Settecento a Verona, la nobiltà della pittura" è quella dedicata al ritratto.
Non è un caso che proprio sul finire del Settecento inizino i primi esperimenti sui materiali fotosensibili che porteranno, con l'inizio del XIX secolo, all'invezione della macchina fotografica. Già da tempo i pittori, molti vedutisti in particolare, utilizzavano la camera oscura per proiettare un'immagine del soggetto da ritrarre su carta, in modo da poterla ricalcare nelle più esatte proporzioni e dettagli la realtà. Nel Settecento alla pittura viene sempre più richiesto di documentare la realtà, realizzando delle istantanee di luoghi, situazioni, atmosfere, eventi storici e, naturalmente, persone.
La sezione di ritratti presentata alla mostra sul Settecento veronese è dunque un inestimabile documento sulla moda e la sua evoluzione, dalle imponenti parrucche degli autoritratti di Dorigny è Antonio Balestra all'inizio del secolo ai parrucchini via via più compatti di Pietro Antonio Rotari e Giambettino Cignaroli.
Galleria di pittori Veronesi
Il gusto per la documentazione attraverso il ritratto è ben documentata dalla galleria di ritratti di pittori veronesi di tutte le epoche realizzata dagli studenti dell'Accademia di Giambettino Cignaroli. Ritratti in parte desunti da stampe, dipinti d'epoca, in parte frutto di fantasia.
Ritratti di famiglia
Un'altra significativa sezione di ritratta è rappresentata dalle grandi tele che raffigurano gruppi di famiglia delle più illustri casate veronesi rappresentate da Saverio Dalla Rosa, il più in voga nella Verona settecentesca tra i pittori di questo genere. Come nei contemporanei ritratti di Goya, così queste rappresentazione sembrano trovare un precario equilibrio tra la pomposa volontà di vedersi immortalati dei soggetti raffigurati con tutti gli attributi del loro status, e la sottile ironia dell'autore che a tratti pare quasi voler ridicolizzarne la vanagloria.
Per ulteriori informazioni turistiche, sulla mostra il Settecento a Verona e sulle le visite guidate in mostra o in città, scrivete a:
Il Settecento a Verona Libri Illustrati
L'attività delle stamperie a Verona nel Settecento tra i territori della Repubblica Veneta fu inferiore solo a quella della capitale Venezia.
Le tematiche dell'ampia e variegata produzione dimostrano inoltre quel graduale processo di applicazione del metodo scientifico ai più disparati campi dello scibile e delle arti che fu una caratteristia propria del "secolo dei lumi", e che portò alla nascita della rivoluzione agricola e industriale e pose le basi per il mondo moderno.
L'Agricoltura
Sin dal '600, la nobiltà terriera veronese si era interessata e aveva mostrato propensione a occuparsi delle terre di sua proprietà con spirito imprenditoriale. Con il Settecento, l'agricoltura veronese conosce progressi che non hanno riscontro altrove proprio grazie alla gestione illuminata dei proprietari terrieri, nobili che sanno al momento opportuno traascurare i trattenimenti salottieri e gli svaghi letterari per discuter con il proprio gastaldo le più minute questioni interenti la conduzione del fondo.
Da questo sempre crescente interesse per l'innovazione e dal differente approccio all'agricoltura nascono molti testi alcuni ancora divisi tra approccio agronomico e divertissement letterario, spesso arricchiti da preziose stampe. Alcuni di questi testi sono oggi esposti in mostra come Del baco da seta, di Zaccaria Betti, Della coltivazione dei monti di Giovanni Serafino Viola, La Coltivazione del riso di Giambattista Spolverini
L'Archeologia
La passione collezionistica di antichità greco-romane era iniziata con il Rinascimento e da allora si era andata intensificandosi ma anche progressivamente cambiando connotazione. Da semplice accumulazione di preziosi oggetti antichi si venne sviluppando la passione per lo studio e la ricerca della storia di cui tali oggetti facevano parte, ricostruendone provenienze, datazioni, contesti di ritrovamento. E' la nascita della moderna archeologia scientifica che ebbe a Verona alcuni protagonisti primo tra tutti Scipione Maffei, l'intellettuale veronese che con la sua grande personalità lasciò un importante segno nel Settecento. La sua collezione di iscrizioni greco-romane entrò a far parte del Museo Lapidario istituito nel 1745, tra i primi musei pubblici in Europa e numerosi furono i libri illustrati da lui redatti su queste tematiche oltre che su molte altri argomenti dello scibile umano. Nell'allestimento della mostra il Settecento a Verona è esposto il Museum Veronense volume illustrato redatto dallo stesso Maffei.
Un'altra grande personalità dello studio archeologico italiano fu Francesco Bianchini, che divenne il responsabile delle antichità del papa passando gran parte della sua vita a Roma. In mostra viene esposto il volume Vita di monsignor Francesco Bianchini veronese di Alessandro Mazzoleni, e Del palazzo de' Cesari opera postuma di signor Francesco Bianchini veronese, dello stesso Francesco Bianchini.
L'Affresco del Tiepolo per Palazzo Canossa
Uno delle opere sicuramente più interessanti presentate alla mostra "Il Settecento a Verona: la nobiltà della pittura" che si terrà dal 28 novembre 2011 al 9 aprile 2012 presso il palazzo della Gran Guardia, sarà la ricostruzione virtuale del grande affresco del Tiepolo realizzato per Palazzo Canossa e andato distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale.
Il Danneggiamento
Nell'ultimo giorno della Seconda Guerra Mondiale, il 25 aprile 1945, i tedeschi, ormai in fuga da Verona, decisero di distruggere tutti i ponti cittadini così da garantirsi una più sicura ritirata in Germania. Nonostante le rassicurazioni e le suppliche non vennero risparmiati nemmeno i ponti storici e monumentali, compreso Ponte Pietra, del I secolo, e il ponte Scaligero di Castelvecchio.
La violentissima esplosione causò il danneggiamento di numerosi edifici circostanti. Le vibrazioni causarono il distacco del soffitto del salone del vicino palazzo Canossa, elegante edificio cinquecentesco progettato da Michele Sanmicheli, maestro dell'architettura rinascimentale a Verona. Il soffitto portava la decorazione ad affresco con una grandiosa scena allegorica, il Trionfo di Ercole, realizzato da Gianbattista Tiepolo nel 1761, che schiantandosi al suolo si polverizzò in migliaia di frammenti.
La Ricostruzione Virtuale
L'opera fortunatamente era stata fotografata, ed è proprio grazie a questi rilievi fotografici che è stato oggi possibile realizzare la ricostruzione virtuale del grande affresco, anche attraverso un'accurata ricerca sui pigmenti naturali che il Tiepolo aveva a disposizione all'epoca della realizzazione e che sono serviti al processo di colorazione della copia in bianco e nero.
Il Progetto di Ricostruzione
La mostra "Il Settecento a Verona: la nobiltà della pittura" richiamerà sicuramente molta attenzione sull'opera del Tiepolo e darà probabilmente spinta a quel progetto di ricostruzione dell'opera di cui si va parlando quasi dal momento stesso della sua distruzione.
I frammenti della superficie affrescata furono infatti raccolti e riposti in alcune casse dove si trovano tutt'ora. Le tecnologie messe a punto e applicate per il restauro della Basilica di San Francesco ad Assisi, danneggiata dal sisma del 1997, potrebbero infatti permettere, attraverso l'utilizzo di particolari programmi computerizzati per il riconoscimento e la catalogazione delle sfumature di colore, la ricollocazione dei frammenti, alcuni dei quali grandi frazioni di millimetro, nella loro collocazione originaria sul soffitto del salone di palazzo Canossa. La ricostruzione virtuale realizzata in occasione della mostra potrebbe quindi servire da supporto per l'operazione.
Informazioni e prenotazioni:
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