Verona Austriaca
Con la fine dell'era napoleonica e l'inizio della Restaurazione, Verona e tutto Lombardo-Veneto entrarono a far parte dei possedimenti italiani dell'Impero Asburgico. La dominazione austriaca iniziò il 14 ottobre 1814 e, dopo una serie di guerre e battaglie sanguinose, terminò nel 1866 con l'annessione del Veneto al Regno d'Italia.
Il nord-Italia dopo il Congresso di Vienna. Verona e il Veneto tutto, assieme alla Lombardia, venivano assegnati all'immenso Impero Austroungarico.
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1815-1848
Il Congresso di Vienna
Dopo la caduta di Napoleone, a Vienna si incontrarono le potenze vincitrici per decidere il futuro dell'assetto geopolitico europeo. Col Congresso di Vienna si decise di riportare indietro le lancette della storia rimettendo sul trono le dinastie spodestate dal ciclone Bonaparte. Per i vecchi possedimenti veneziani si fece però un'eccezione e invece di ristabilire la Repubblica di San Marco pre-napoleonica, vennero assegnati all'Impero Austroungarico degli Asburgo. Verona, grazie alle sua posizione strategica al centro del nord Italia e allo sbocco della Val d'Adige, naturale collegamento tra l'Austria e l'Italia, si trovò ad essere il fulcro dei possedimenti austriaci nel nord est della penisola: il Lombardo-Veneto.
Gli austriaci vennero in Italia per restarvi e profusero risorse ed energie per il rinnovamento di Verona, il mantenimento di un esercito immenso e la costruzione di un imponente sistema difensivo.
Con la nascita del Regno Lombardo-Veneto Verona divenne la sede del Comando Generale della forza armata austriaca in Italia e fu a lungo il perno principale dell'organizzazione statale asburgica nella penisola. Il suo sbocco alle vie di comunicazione che a nord e a est portavano verso l'Austria ne faceva un punto strategico di collegamento con il cuore dell'Impero.
Il Congresso di Verona
Tra l'ottobre e il dicembre del 1822 si tenne il Congresso di Verona (nell'immagine una vignetta satirica dell'epoca). Il vero scopo del congresso era testimoniare il merito dell'Austria di aver riportato lo status-quo pre-napoleonico e sancire la sua posizione nel nord Italia cancellando le conseguenze dei moti liberali del 1820-21. Il congresso riunì a Verona sovrani e personalità di undici stati e venne celebrato come l'inizio di un'era di nuovo splendore. Le manifestazioni e i festeggiamenti si succedettero ininterrottamente per i mesi della sua durata.
Verona era in posizione strategica, al centro del nord Italia e allo sbocco della Val d'Adige, naturale collegamento con l'Austria. Divenne quindi il vero fulcro del Lombardo-Veneto. Nell'agosto del 1826 Verona diventava sede del Comandante in capo delle forze armate del Lombardo Veneto e ancor prima, centro logistico del sistema militare austriaco in Italia. Nacquero per tali esigenze numerose fabbriche di vestiario ed equipaggiamento per la truppa. La città scaligera ospitava uno dei più importanti uffici tecnici: la Direzione Generale d'Artiglieria dell'Impero.
A Verona si concentrò quindi un numero impressionante di caserme, ben 11, e divenne una città sempre più ad uso e consumo dei militari che lasciavano poco spazio all'autonomia locale.
Gli avvenimenti europei e nella Penisola del 1830-31: una nuova rivoluzione in Francia, il divorzio del Belgio dall'Olanda, la rivolta polacca, i moti dell'Italia centrale, suscitarono notevoli apprensioni a Vienna.
Il feldmaresciallo Radetzky
La rivoluzione del 1830 in Francia ebbe ripercussioni anche in altri stati europei con il risveglio dei moti liberali in molti stati europei, anche in alcuni possedimenti asburgici in Italia.
Nel 1831, per sedare le rivolte nell'Italia centrale, venne inviato il generale Radeztky. Nel 1834 Radetzky succedette al generale Frimont come capo dell'esercito austriaco in Italia e, di fatto, governatore del Lombardo-Veneto. Sotto il suo comando la forza in armi avrebbe raggiunto i 120.000 uomini.
Di nobili origini boeme entrò giovanissimo nell'esercito austroungarico distinguendosi per le capacità militari durante le guerre napoleoniche. Nominato comandante in capo dell'esercito austriaco nel Lombardo-Veneto, le sue funzioni lo rendevano in realtà un vero e proprio vice-imperatore. Dopo i moti di Milano soggiornò principalmente a Verona, presso palazzo Carli. La moglie Francesca Strassoldo è sepolta nella sezione austriaca del cimitero monumentale di Verona.
Gli austriaci inizialmente si erano sentiti sicuri dietro la stabilità politica fornita dalla Santa Alleanza e si erano limitati a restaurare le preesistenti difese veneziane danneggiate dai napoleonici apportando qualche miglioramento.
Radetzky diede invece il via alla creazione di un valido sistema difensivo investendo enormi risorse umane e materiali.
Franz von Scholl
Al seguito del maresciallo Radetzky giunse a Verona un nutrito gruppo di ufficiali del genio con a capo il generale Franz von Scholl, geniale ingegnere militare cui fu affidato il compito di approntare un nuovo sistema difensivo per fare della piazza di Verona un inespugnabile caposaldo contro ogni tentativo di invasione. Considerato il principale esponente della scuola fortificatoria tedesca Franz von Scholl ideò un piano radicale ed esteso che avrebbe coinvolto sia la città che i territori circostanti.
Franz von Scholl è sepolto nel Cimitero Monumentale di Verona.
Gli ufficiali del genio militare austriaco in una foto dell'epoca.
Il campo trincerato e il Quadrilatero
La città si trasformò da città murata prima, in fortezza e quindi caposaldo di un'intera regione fortificata: il Quadrilatero, con funzione strategica di primo piano.
Verona città-fortezza all'indomani delle guerre di indipendenza.
Inizialmente vennero restaurate e dotate di bastioni pentagonali più moderni le mura Sanmicheliane di epoca veneziana danneggiate dai francesi. Vennero realizzati muri alla Carnot e un terrapieno con poterne di collegamento che doveva andare ad assorbire l'impatto di artiglierie sempre più potenti.
Nel piano generale ideato dal von Scholl tuttavia, un ruolo sempre più importante dovevano assumere le fortificazioni esterne. La piazza militare di Verona non doveva semplicemente racchiudere fra le sue mura una guarnigione con scopi difensivi. Verona doveva invece diventare il principale dei quattro capisaldi del Quadrilatero, assieme a Peschiera, Mantova e Legnago destinato a operare anche offensivamente per difendere il Regno Lombardo-Veneto da poco conquistato. Furono progettate e iniziarono ad essere costruite quindi le prime opere staccate, preludio del "campo trincerato".
Tra il 1837 e il 1844 venivano progettate e costruite sulle colline a sinistra dell'Adige le prime opere staccate: il fortino della Biondella, le quattro Torri Massimiliane, i forti San Leonardo, San Mattia e Santa Sofia. Tale è stato il mutamento al paesaggio veronese causato da queste opere che da allora, proprio per abbondanza di edifici militari, le colline di Verona sono ancora chiamate le Torricelle.
Tutta la vita economica di Verona ne fu in larga misura condizionata, sorsero numerose costruzioni militari e moltissimi lavoratori abbandonarono officine, fabbriche e campi perché meglio retribuiti dagli austriaci nella costruzione di mura e fortezze. L'espriorio di vaste aree di terreno anche agricolo per la costruzione del doppio anello di fortificazioni, distribuì tra i proprietrari milioni di fiorini, ma allo stesso tempo si ripercosse nel futuro sviluppo urbano della città.
Per saperne di più
Le mura austriache di Verona
Le fortificazioni di Verona, sono parte integrante degli itinerari guidati alla scoperta della Verona austriaca organizzati dalle nostre guide turistiche.
Scopri di piùIl piano del von Scholl era ben più articolato e prevedeva già in questa prima fase l'estensione della cinta fortificata per mezzo di forti, da Verona verso il lago di Garda. Tuttavia il Radetzky ritenne che l'ampio e semicircolare spalto naturale che accerchiava Verona dalla parte della pianura, costituisse una naturale e valida linea difenisva sufficientemente battuta dalle artiglierie della cinta cittadina e si oppose, anche per il costo che l'opera avrebbe avuto, al completamente del progetto.
Di fatto Verona divenne capitale di quel che restava dei domini austriaci in Italia. La città si stava progressivamente militarizzando. Negli anni a cavallo del 1850, Verona assunse un ruole importante nel settore a quel tempo all'avanguardia del progresso industriale: i trasporti e le comunicazioni.
Nel corso dei cinquant'anni di dominio austriaco Verona divenne sempre più il centro della gestione militare e strategica dei possedimenti asburgici in Italia. Il fulcro da cui dipendevano fortezze e guarnigioni sparsi su tutto il territorio del Quadrilatero.
Questo complesso difensivo permanente rese necessario un adeguato apparato logistico. Parallelamente alle opere fortificate si resero quindi necessari entro la piazza una serie di fabbricati, stabilimenti e impianti che fungevano da sostegno alla truppa.
Le infrastrutture comprendevano edifici per i comandi e gli uffici, caserme per le truppe, l'ospedale, l'arsenale, il tribunale con le carceri militari, il panificio con i depositi granari e il mulino, magazzini e opifici vari, i servizi di collegamento e trasporto militare oltre che strade militari per i collegamenti.
La caserma austriaca di ponte Catena.
Castelvecchio
Castelvecchio, oltre che come tribunale e carcere militare, fu anche adibito ad accasermamento di truppe. Sul mastio del castello erano state adibite delle apparecchiature telegrafiche e un sistema di segnalazioni ottiche con i forti della collina e della pianura.
Dopo la costruzione dell'Arsenale nei suoi pressi, Castelvecchio fu anche adibito a laboratorio di produzione della polvere da sparo.
Le Caserme per le Truppe
Nonostante la capienza dei vari alloggiamenti, il continuo ampliamento della piazzaforte e della guarnigione di stanza a Verona, rese necessaria la costruzione di altri due complessi. Il primo a sinistra dell'Adige, ancora impone la sua sagoma addolcita dai cipressi sul colle a ridosso del centro storico dove sorge il teatro romano: Castel San Pietro, edificato tra il 1854 e il 1856.
Castel San Pietro impone la sua presenza sulla collina a ridosso dell'Adige. I lavori per riportare alla luce il Teatro Romano non sono ancora iniziati.
La posizione aveva funzioni sia logistiche poiché vicino ai forti delle Torricelle, sia psicologiche in quanto imponeva la sua massiccia presenza sulla città, e le bocche da fuoco montate sul piazzale antistante erano un perenne monito ai veronesi.
L'altro complesso fu costruito nella zona detta Campone a nord est del bastione di SS. Trinità, chiamato poi Caserma Mastino e oggi diventato il tribunale di Verona.
Addossato alla chiesa di San Tommaso venne costruito il severo edificio, quasi un fortilizio in stile gemanico, che ospitava il tribunale austriaco. In esso si compì l'inflessibile e spesso crudele repressione austriaca nei confronti della montante insofferenza della popolazione al pesante giogo asburgico.
L'Aresenale
L'arsenale fu costruito nel grande spiazzo detto della Campagnola che si trovava sulla riva sinistra dell'Adige, oltre il ponte di Castelvecchio. Lo stile scelto fu il cosiddetto neoromanico che lo rese simile a un castello medievale. All'interno dell'area trovavano posto 10 fabbricati in cui erano ricavati magazzini e laboratori per la manutenzione e riparazione dell'armamento, degli affusti e dei carri. Vi era anche un reparto per la fonderia anche se apparentemente non fu mai utilizzato.
L'Arsenale è stato da poco ceduto al Comune di Verona e sebbene ancora in stato di semi-abbandono è visitabile liberamente.
La Santa Marta
Il panificio austriaco Santa Marta in appena completato in una fotografia d'epoca.
Per rifornire di cibo un numero crescente di militari di stanza a Verona venne realizzato un grande complesso dotato di deposito e molitura del grano, per la confezione e cottura del pane. Il complesso fu costruito a sinistra dell'Adige verso porta Vescovo, nei pressi del luogo dove sorgeva la chiesa scaligera di Santa Marta da cui prese il nome. Il risultato fu un maestoso edificio in stile neogotico progettato seconto i più moderni prinicipi dell'architettura tecnica e della tecnologia dell'epoca.
Con sili per lo stoccaggio dei cereali, un moderno mulino a vapore della potenza di 45 cavalli in grado di macinare 200 quintali di grano in 24 ore e 14 forni a fuoco continuo era in grado di sfornare 52.000 razioni di pane e 20 quintali di galletta biscottata al giorno.
Il panificio Santa Marta è rimasto in funzione anche durante le due ultime guerre per essere solo recentemente smilitarizzato. Dopo un lungo e accurato restauro è oggi una delle sedi dell'Università degli Studi di Verona.
L'Ospedale Militare
Con l'ingrandimento della guarnigione di Verona e delle altre della regione che facevano capo alla città scaligera, venne anche realizzato un grande ed efficiente ospedale militare nei pressi di Porta Palio. La facciata principale è in stile neoclassico con colonnato gigante. L'opera fu disegnata secondo gli allora moderni schemi di architettura ospedaliera, con ampie corsie, luminose e arieggiate, sale operatorie, adeguate rampe per le barelle, ecc. L'ospedale disponeva di 1.000 letti, un numero considervole per l'epoca ma che si rivelò del tutto insufficiente durante la guerra del 1866.
L'ospedale militare e l'arsenale sono inseriti sia nel tour generale nella Verona asburgica dove vengono visti esternamente sia nell'itinerario guidato ai luoghi del potere dove l'arsenale viene visitato anche all'interno.
Aspetti ubanistici
In piazza Bra, proprio a fianco dell'Arena, la "Gran Guardia Nuova", progettata da Giuseppe Barbieri e costruita tra il 1836 e il 1848 diventando sede dell'Imperiale Regio Comando di Città. Oggi è stato rinominato "Palazzo Barbieri" ed è il municipio di Verona.
Sede del comando militare sovrainteso dal feldmaresciallo Radetzky era Palazzo Carli, compreso tra Castelvecchio e piazza Bra dove ha tuttora sede un alto comando militare.
Gli ufficiali del Governo risiedevano invece nel convento di Sant'Eufemia.
Il comando delle truppe del Lombardo Veneto aveva sede nel palazzo Allegri, un bell'edificio con finestre venete e un ricco portale rinascimentale.
Il Comando di Verona città e fortezza da cui dipendevano la guarnigione e le opere di fortificazione trovò la sua sede nella Gran Guardia Nuova, in piazza Bra, progettato in un austero stile neoclassico dal veronese Giuseppe Barbieri e che oggi, col nome di palazzo Barbieri è diventato il municipio di Verona.
Le truppe austriache di occupazione avevano i loro alloggiamenti in vari punti della città. Si conserva in alcuni elementi originali solo una grande caserma utilizzata fino a pochi anni fa dall'esercito italiano e ora in abbandono sulla sinistra dell'Adige nei pressi di ponte Catena e dei bastioni di Spagna.
Il governo austriaco recepì in larga misura le disposizioni del governo franco-napoleonico inerenti ai severi regolamenti urbanistici e li rese ancora più rigorosi e burocratici. Venne mantenuta la "Commissione dell'Ornato" alla quale doveva venir presentato al progetto per qualsiasi lavoro di costruzione o ristrutturazione di edifici e ricevere il regolare Nulla Osta all'esecuzione di lavori. Sino al 1830 non furono aperti in città cantieri di rilevanza.
Successivamente furono abbattute le casupole che sorgevano fin dal XVI secolo oltre il Ponte Pietra. Nel 1835 il signor A. Monga iniziò il recupero e la salvaguardia dei resti del Teatro Romano. Nel 1839 niziò il restauro delle Arche Scaligere.
È tuttavia a cavallo degli anni '30 che il Neoclassicismo ispira l'architettura ottocentesca trovando in Giuseppe Barbieri il suo maggiore interprete. Suoi sono i progetti dell'attuale Municipio, del Cimitero Monumentale e della Loggia Arvedi in via Mazzini, maggiori opere architettoniche civili di questo periodo.
Per saperne di più
Monumenti di Verona Austriaca
Scopri di piùScoprite le mura, le porte, le fortificazioni i palazzi assieme alla storia di Verona Austriaca con gli itinerari delle guide di Verona:
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