Le Mura Austriache
Con la caduta di Napoleone e il successivo Congresso di Vienna il Lombardo-Veneto diventano parte dell'Impero Asburgico. Verona ne è la capitale e nel giro di qualche decennio si trasforma nel centro di un impressionante sistema difensivo fatto di mura, bastioni, caserme e fortezze sparse su tutto il territorio.
I nostri prossimi tour
Visite Guidate
Gran parte delle mura e degli edifici militari austriaci, sia in città che in provincia, sono tuttora esistenti e in buono stato di conservazione. Molti sono visitabili e costituiscono un inestimabile patrimonio storico e artistico, menzionati nelle motivazioni che nel 2001 hanno reso l'intera città di Verona patrimonio Unesco dell'Umanità.
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La cinta sud
Le vecchie mura veneziane laddove ancora integre dopo l'inutile scempio napoleonico, e aggiunge terrapieni e muri "alla Carnot" (un muro basso staccato dal terrapieno e posto ai piedi del fossato) seguendo le nuove teorie della scienza difensiva conseguenti ai progressi delle artiglierie. Oltre alla cinta muraria urbana, il von Sholl affida la prima difesa della piazzaforte a una cinta di forti staccanti, distanti circa un migliaio di metri dalla cortina.
Sinistra Adige
Le mura a sinistra dell'Adige proteggono la zona collinare della città e Veronetta, la grande porzione della città che si sviluppa verso est.
Il percorso parte da Porta Vittoria e prosegue lungo Campo Marzo e il bastione delle Maddalene (oggi trasformato in museo) fino a Porta Vescovo.
L'attuale cinta muraria è in realtà il risultato dell'evoluzione della tecnologia difensiva nell'arco di cinquecento anni, da Cangrande della Scala agli inizi del '300 fino alla dominazione austriaca nell'800. Lungo il percorso verrà mostrato ciò che resta del sistema difensivo veneziano come "cavalieri", mura e bastioni poligonali in mattoni, polveriere, ecc, e come gli ingegneri asburgici li modificarono e adattarono.
Le Porte Monumentali
Porta Nuova
Porta Palio
Porta San Zeno
Porta San Giorgio
Porta Vescovo
Un po' di storia
La Restaurazione
Con la restaurazione post napoleonica Verona e tutto il Veneto diventano parte dell'Impero Asburgico. Da che le truppe austriache occuparono Verona trascorse un periodo relativamente lungo prima che venissero intrapresi lavori di ripristino e adattamento del sistema difensivo cittadino. Verona, dopo le demolizioni francesi, si trovava piuttosto sguarnita. L'Austria non sentiva la necessità di ripristinare e rafforzare le difese dato che la situazione europea appariva stabile e sicura, saldamente controllata dalla Santa Alleanza e abilmente manovrata dal Metternich. Nel 1822 Verona divenne addirittura sede di un congresso della Santa Alleanza.
I moti liberali
Nel 1830 in Francia si accesero moti di piazza contro il nuovo regime assolutista. Da Parigi si diffusero in varie città d'Euroa, inclusa l'Italia. Gli austriaci compresero i pericoli che la propagazione delle idee liberali avrebbe potuto creare nel Lombardo-Veneto. Tali preoccupazioni indussero il Comando austriaco a riconsiderare il sistema difensivo della città.
Franz von Scholl e il Campo Trincerato
Il progetto venne affidato al comandante del Genio generale von Scholl. Egli ideò un sistema di forti diffuso in punti strategici del territorio attorno alla città che avrebbe fermato il nemico prima ancora che si avvicinasse alle mura. Il costo del progetto era esorbitante e i lavori furono eseguiti solo parzialmente.
Il concetto di "campo trincerato" non era del tutto nuovo. Gli Scaligeri, già nel '300 avevano costituito un sistema di castelli esterni a protezione del territorio e di Verona stessa. Il modello austriaco però era pensato per il nuovo modo di fare la guerra: grandi eserciti sul campo e artiglieria sempre più potente.
Per approfondire
L'Impero Austro-Ungarico
SCOPRI DI PIÚBattaglie Risorgimentali
SCOPRI DI PIÚIl '48 e la Prima Guerra di Indipendenza
Con la Prima Guerra di Indipendenza seguita ai moti del '48, l'esercito piemontese giunse abbastanza facilmente alle porte di Verona occupata dagli austriaci. I tentennamenti di Carlo Alberto di fronte alle mura urbane fermarono gli attaccanti. Tuttavia il feldmaresciallo Radetzky, governatore austriaco del Lombardo-Veneto, si convinse dell'impellente necessità di completare il vecchio progetto di von Scholl.
Le opere non riguardarono solo le fortificazioni, ma anche la realizzazione di un apparato logistico completo a supporto all'Armata residente nel Quadrilatero. Esso comprendeva caserme come il Campone e Castel S. Pietro, un Arsenale, il panificio per le truppe, ecc. Opere di grande mole ed impegno finanziario.
La seconda cinta dei forti
L'ulteriore mutamento della condotta di guerra e la disponibilità di nuovi e più potenti armamenti come il cannone a canna rigata e retrocarica, indussero il Comando austriaco a riesaminare la validità dell'assetto difensivo di Verona e del Quadrilatero. A partire dal 1859 venne quindi intrapresa la costruzione di una seconda cinta di forti a maggiore distanza dalla prima, che si estendeva fino al lago di Garda.
Per approfondire
Michele Sanmicheli
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