La villa di Negrar e la Valpolicella romana

scavo mosaico romano sotto vigneto

Una delle ipotesi sul significato del nome Valpolicella è che sia una contrazione delle parole latine vallis polis cellae. Ossia “valle delle molte cantine”. Non tutti gli storici sono concordi che questa sia la vera origine del nome, ma a me piace comunque crederlo. Il 26 maggio 2020 è stata annunciata la scoperta di un mosaico romano perfettamente conservato sotto un vigneto poco fuori Negrar, uno dei cinque comuni che costituiscono la Valpolicella storica.

Per informazioni e prenotazioni:

+39 333 2199 645 info@veronissima.com P.I. 03616420232 C.F. CPPMHL74L13L781C

I primi ritrovamenti

scavo archeologico mosaico romano sotto vigneto

In realtà i primi ritrovamenti di quella che era apparsa subito come una villa romana erano avvenuti nel 1922. Una parte del mosaico allora rinvenuto era stato asportato e trasportato al museo Archeologico di Verona dov'è tuttora esposto. Nel 1975 una squadra di archeologi aveva ripreso le indagini ma non era riuscita a individuare le esatte dimensioni e posizione della villa ancora quasi completamente interrata sotto un vigneto.

Per approfondire

Il museo archeologico

Mosaici e altre collezioni presso il museo Archeologico di Verona presso il Teatro Romano.

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Verona sotterranea

Scopri i siti sotterranei di Verona: resti di domus romane, antichi templi, mura e porte cittadine

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La Villa

scavo mosaico romano sotto vigneto

Poi gli scavi sono ripresi nel 2019 e a maggio 2020 finalmente l'annuncio del ritrovamento. Il lavoro è solo all'inizio, ma i primi scavi di saggio hanno portato alla luce mosaici perfettamente conservati, dai colori vividi e disegni geometrici e intrecciati che ricordano complesse decorazioni op-art. La villa è datata al terzo secolo dopo Cristo.

Valpolicella Romana

È un ulteriore tassello di grande valore simbolico che si aggiunge alla ricca storia romana di questa straordinaria zona e dei suoi vini. Ci ricorda ancora una volta come, duemila anni fa, quest'area fosse costellata di insediamenti e monumenti romani.
Di qui passava la via Claudia Augusta, la strada che collegava Verona con il Brennero e quindi con i territori delle popolazioni barbariche (oggi Austria e Germania). Il selciato della via Claudia Augusta è stato ritrovato in vari punti, in particolare nella zona di San Pietro in Cariano, vicino alla cantina Villa Pullé.
I resti di una torre di avvistamento romana sono ancora chiaramente visibili nel muro di villa De Buris, all'imbocco della valle di Fumane. La torre era a guardia della via Claudia Augusta e sui suoi resti fu costruito un monastero, poi trasformato in villa nobiliare. Oggi è proprietà delle cantine Tommasi, che nella vecchia chiesa del monastero hanno ricavato una cantina dove affinano il loro prodotto di punta, l'Amarone Riserva De Buris.
Sulla cima del villaggio di San Giorgio che domina l'intera Valpolicella occidentale, sorgeva un tempio romano, i cui resti sono oggi inglobati nella struttura della pieve longobarda.

Un altro tempio dedicato alla dea Flora sorgeva su una collinetta non lontano da Pedemonte. I resti sono ancora visibili all'interno delle proprietà delle cantine Marchesi Fumanelli, sull'antica e pittoresca collina coronata di cipressi.

I resti di un ennesimo tempio dedicato a Minerva sono stati scoperti a Marano, un altro dei comuni della Valpolicella.
Più di duemila anni fa, le sorgenti di Novare, amena valle all'estremità orientale della zona di produzione vinicola, erano convogliate in un acquedotto che approvvigionava Verona. Tratti di questa antica infrastruttura, parzialmente scavata nella roccia, sono venuti alla luce in più punti. Nella villa, oggi villa Mosconi-Bertani, che sorse al centro della proprietà di Novare, secondo la leggenda nacque, per un errore, l'Amarone.

Antica zona vitivinicola

Quindi la Valpolicella fu zona ricca di insediamenti romani, con ville, templi, villaggi e certamente cantine. Non è un mistero quanto il vino piacesse ai romani che introdussero la vite e l'enologia in tutte le zone che colonizzarono con il loro vasto impero. Il vino retico, prodotto in queste zone da uve appassite, era tra i preferiti dell'imperatore Augusto che se ne faceva mandare intere botti per la sua cantina privata.

Futura musealizzazione

Non sappiamo quando gli scavi archeologici della villa romana di Negrar saranno completati. Ma pare essere intenzione dell'amministrazione e della sovrintendenza rendere il sito accessibile ai visitatori. Un'ulteriore motivo per visitare la Valpolicella e assaporare i suoi “vini romani”.

Vi interessa saperne di più? Vorreste partecipare a una visita dei siti romani della Valpolicella, magari terminando con una degustazione in una cantina della zona?

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