La Preistoria
Molte aree del territorio veronese furono abitate sin da epoche antichissime, non solo dal nostro più prossimo antenato, l'homo sapiens, ma anche da ben più remoti predecessori.
Incisioni rupestri del Lago di Garda. Pietra delle Griselle a San Vigilio.
Le colline e i monti a nord di Verona, coi loro anfratti e grotte, furono a lungo dimora ideale per gli uomini del paleolitico. Le foreste e le steppe ricche di fauna a volte anche feroce, come la tigre dai denti a sciabola, l'orso delle caverne, i rinoceronti e i mammuth, convissero e a volte divennero le prede di quei nostri ancestrali predecessori. Cava Vecchia di Quinzano, Monte Gazzo, Lughezzano, Ca' Pauli, sono tutti nomi di località della Provincia di Verona dove sono stati rinvenuti selci e primordiali utensili di homo erectus.
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L'Uomo di Neanderthal a Verona
A Riparo Mezzena, nei dintorni di Avesa, sono stati rinvenuti resti fossili e alcuni selci di uomo di Neanderthal risalenti al Paleolitico Medio. Tutto il territorio veronese tuttavia è ricco di rinvenimenti di manufatti della cosiddetta industria litica musteriana, caratteristica dell'uomo di Neanderthal. Dal Monte Loffa, a 1200 metri sul livello del mare, a Sant'Anna d'Alfaedo, fin giù nelle valli a Fumane, Policella, Negrar, Pantena, Squaranto, Alpone, fino alla zona collinare a ridosso di Verona, i rinvenimenti sono stati così abbondanti e ben distribuiti da far pensare a un qualche tipo di primitivo insediamento e organizzazione sociale. I ripari, gli anfratti, le grotte della Val Gallina (tra cui il famoso riparo Mezzena, che prese il nome da Franco Mezzena suo scopritore), della Val Borago, hanno dato nel corso degli anni e delle campagne di scavo che si sono succedute, importanti ritrovamentei come raschiatoi, schegge, manufatti denticolati, punte di lancia e freccia. Il territorio veronese fu così consono all'insediamento umano che anche i cacciatori del Paleolitico Medio si diedero a una vita seminomade creando dei piccoli insediamenti dove parte della tribù si fermava mentre gli uomini adulti si davano alle spedizioni di caccia che potevano durare anche più giorni.
L'Homo Sapiens
Con il Paleolitico Superiore si assiste alla comparsa dell'uomo sapiens in Europa e quindi anche nel veronese. Abbondanti tracce della sua presenza furono ritrovate presso il Ponte di Veja, a Grotta del Mondo e Riparo Tagliente, siti dove si sono stratificati nei millenni insediamenti del Paleolitico Inferiore e Medio. Riparo Tagliente in particolare è uno dei siti più importanti d'Europa. Oltre ai numerosi strumenti, sono state ritrovate testimonianze di espressione artistica, una delle più affascinanti e misteriose caratteristiche dei nostri antenati in fondo così simili a noi. Situato a sud di Cerro Veronese, sui monti Lessini a nord di Verona, Riparo tagliente deve il suo nome al suo scopritore, che lo individuò nel 1962. Da esso emerse una sepoltura con uno scheletro supino e coperto di pietre, con attorno oggetti vari tra cui cinque ciottoli con incise figure di animali: in particolare il bisonte e lo stambecco il cui profilo è tracciato con sorprendente verosimiglianza e capacità di sintesi. Lo stile di questi manufatti ha certamente continuità con la cultura che produsse l'arte franco-cantabrica delle celebri grotte dipinte di Lascaux e Altamira. I reperti di Riparo Tagliente risalgono a circa 10.000 anni fa, a quel periodo in cui il termine dell'ultima grande glaciazione portò un progressivo inaridimento del territorio e la migrazione dei grossi erbivori verso nord. Il clima, e con esso lo sviluppo umano, stava cambiando.
Il Neolitico
Si arriva così al periodo Neolitico, nel quale la scarsità di cacciagione spinge l'uomo preistorico a procurarsi nuovi mezzi di sussistenza nelle prime rudimentali forme di agricoltura che richiedevano una vita stanziale delle comunità. Conseguentemente numero e dimensioni dei reperti di questo periodo sono maggiori. Vari resti di vasellame, di varie forme e decorazioni, risalenti al 5/4.000 a.C., periodo in cui si assite ai primi insediamenti neolitici nel veronese, furono ritrovati in numerosi siti della Lessinia e lungo tutta la fascia pedemontana a sinistra del fiume Adige fino alle adiacenze dell'attuale città. Si tratta di vasellame di varie forme e decorazioni, resti di abitazioni, utensili di ogni genere e tipo, primi esempi di una primitiva ceramica, ecc. La zona di Rivoli Veronese, in un sito scavato a più riprese già dal 1874, ha riportato alla luce un'importante stazione commerciale di quelle rotte di scambio tra aree montane, pianura e costa che già con il Neolitico avavano iniziato a portare merci e materiali in giro per una vasta area che comprendeva Europa, Medio Oriente, India, Nord Africa.
Età del Bronzo
Attorno al 1800 a.C. si diffuse anche in Italia la lavorazione e l'utilizzo di manufatti in rame e in bronzo. Nel veronese, gli insediamenti di questo periodo si concentrarono sui Lessini che già avevano visto avvicendarsi genti e popoli da epoche immemorabili, sulle sponde del Lago di Garda e in vaste zone della Bassa comprese tra l'Adige e il Po. Caratteristici di qusto periodo furono gli insediamenti su altura, i castellieri sui monti e colline, le palafitte e le bonifiche nelle zone lacustri e acquitrinose. È assai probabile che, già in questo fase, l'altura oggi chiamata colle San Pietro vedesse sorgere quel nucleo abitativo che costituì il più antico centro da cui originò Verona. Ovviamente, le trasformazioni e l'edilizia cui è andata soggetta l'area cittadina nel corso di più di due millenni, non possone averne lasciata alcuna traccia ma è comunque bello poter credere che le origini di Verona si perdano così lontano nella notte dei tempi.
Le Palafitte del Garda
Numerosi ritrovamenti di resti di villaggi palafitticoli furono invece rinvenuti lungo le coste del Lago di Garda in particolare a Garda, Peschiera, Pacengo, Lazise e Cisano. Si trattava di pali infissi sul fondo del lago su cui veniva poi adagiata una piattaforma di legno che sosteneva una costruzione a capanna. Nelle zone acquitrinose della bassa invece i pali venivano impiantati per consolidare il terreno, un po' come accadde molti secoli dopo per Venezia. Ritrovamenti di resti di villaggi simili sono stati rinvenuti a Morandine di Cerea, Barche di Solferino e Bande di Cavriana. Gli abbondanti rinvenimenti hanno permesso di delineare lo stile di vita degli uomini che abitarono il territorio veronese in epoche così arcaiche. Tra gli animali cacciati o allevati vi erano maiali e cinghiali, pecore e capre, il bue, il cervo e il capriolo. I vegetali consumati erano il nocciolo, la fragola, il lampone e la vite, magari proprio quella da cui ebbero origine i vitigni autoctoni che danno ancora oggi i celebri vini veronesi. Non è improbabile anzi che già si utilizzasse la fermentazione per produrre delle bevande alcoliche. Il grano duro e l'orzo già venivano coltivati in diverse varietà.
Gli spostamenti nelle zone lacustri e negli acquitrini venivano effettuati per mezzo di canoe scavate in grossi tronchi, anch'esse ritrovate non di rado in buono stato di conservazione nelle torbiere che spesso hanno ricoperto i siti. Numerosissimi sono stati anche i ritrovamenti di utensili e monili, molti dei quali oggi conservati e ammirabili in vari musei della città e della provincia. Si hanno accette, pugnali, asce, coltelli, rasoi in bronzo le cui forme e rifiniture testimoniano non solo l'alto livello tecnologico di chi li produceva, ma anche un raffinato senso estetico. Altri affascinanti reperti emersi dai villaggi palafitticoli del veronese, in particolare nella zona del Lago di Garda (Pacengo) sono stati pettini d'osso e di bronzo, pendagli, grani d'ambra provenienti dal lontano Baltico (a testimonianza dei sempre più frequenti scambi), bracciali finemente lavorati. E poi numerosissimi aghi crinali che ci lasciano immaginare donne con acconciature ricercate.
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