Il Barbarossa

lunetta portale di san zeno a verona

La battaglia di Legnano, momento chiave dello scontro tra impero e comuni del nord Italia.

 

Nel 1152 salì al trono di Germania Federico I della casata degli Hohenstaufen detto in Italia Barbarossa, nato proprio in quel castello di Waiblingen che avrebbe dato il nome alla fazione italiana dei ghibellini.
Anch'egli, come i suoi predecessori, cercò di unire le sorti della Germania a quelle della penisola italiana nella ricostituzione del Sacro Romano Impero.
Come abbiamo visto nel capitolo precedente, nel generale indebolimento dei poteri centrali conseguente alle lotte tra imperatore e papa, si erano andati costituendo e rinforzando delle nuove realtà politico-amministrative, fondate principalmente sulla vitalità economica e sulla nuova classe sociale rappresentata dalla borghesia artigianale e commerciale: i Comuni.
Il Barbarossa, per riacquistare influenza e potere anche sulla penisola italiana che considerava elemento imprescindibile dell'Impero, doveva perciò fronteggiare oltre ai vecchi nemici, il papato e i normanni al sud, anche i comuni del nord Italia che mal volentieri avrebbero rinunciato all'autonomia che si erano ritagliata.

 

L'Imperatore, il Papa, I Comuni

 

Come occasione per tornare a occuparsi di faccende italiane, il Federico Barbarossa prende la richiesta di aiuto inviatagli da Lodi, Pavia e Como, comuni che subivano il potere di Milano.
L'imperatore di Germania, a capo di un esercito, scese in Italia. Le istanze cui porre mano erano numerose e intricatissime. Vi erano le famiglie feudali che speravano che l'imperatore avrebbe potuto riequilibrare il crescente potere dei comuni, qusti ultimi speravano di ottenere protezione da Milano, e il papa stesso sperava che Federico avrebbe potuto aiutarlo a risolvere le difficoltà causate dal predicatore Arnaldo da Brescia che era riuscito a creare un vigoroso fermento comunale proprio a Roma.
Nel 1154 il Barbarossa attraversata la val d'Adige come più e più volte avevano fatto i suoi predecessori e passata la Chiusa di Verona, si acampò con quattromila soldati presso Garda. Accolto benevolmente, riconfermò alla chiesa veronese i suoi privilegi.
Mosse quindi verso Milano devastandone castelli e borgate, incendiando Asti, Chieri e Tortona che le erano alleate. Nel 1155 ricevette a Pavia l'antica corona longobarda e mosse quindi verso Roma.
Lì, barbaramente ucciso Arnaldo da Brescia, ricevette dal papa la corona imperiale.
Invece di proseguire verso il regno di Sicilia, vista l'ostilità che permaneva Roma e l'irrequietezza di alcuni feudatari tedeschi, il Barbarossa preferì tornare in Germania.
La situazione tuttavia era mutata. La borghesia comunale si era infatti resa conto che la libertà politica era il presupposto per lo sviluppo del sitema economico che ruotava attorno ai comuni.
Mentre stava per varcare l'Adige su un ponte di barche nei pressi di San Zeno a Verona, per poco scampò a un'imboscata ordita dai veronesi che fecero fluire sul fiume alcuni pesanti tronchi che distrussero il guado. L'esercito dell'imperatore trovò nuovamente la via sbarrata presso Rivoli e a fatica riuscì a rientrare in patria.
Le minacce dell'imperatore a Verona furono però tali che i veronesi si trovarono a promettere aiuto militare al Barbarossa in caso di nuovo attacco alla città di Milano che aveva ricominciato a spadroneggiare sui comuni rivali.

 

Federico I tornò in Italia nel 1158. Anche papa Adriano IV gli si era messo contro, rianimando il mai sopito confronto tra papato e impero. Adriano IV sembrava infatti affermare che l'imperatore dipendeva, con un vero e proprio rapporto di vassallaggio, dal papa.
Nell'esercito del Barbarossa confluirono, come pattuito, anche le milizie veronesi e di alcune altre città del centro-nord tanto da raggiungere il per allora fenomenale numero di centomila fanti e diecimila cavalieri. Milano si arrese.
A Roncaglia, nei pressi di Piacenza, Federico convocò una Dieta in cui accentrava ogni potere nella figura dell'imperatore e di fatto revocava i privilegi che i comuni si erano conquistati nel corso degli anni. Podestà imperiali vennero nominati in ogni città.
Questa situazione poneva le basi per la definitiva frattura tra il Barbarossa e i Comuni.

 

La Lega Veronese

 

Il Barbarossa scese per la terza volta in Italia nel 1163.
Verona, Venezia, Ferrara, Vicenza e Padova si ribellano però al giogo imperiale e costituiscono una alleanza, la Veronensis societas, detta anche Lega della Marca Veronese. Proprio Verona riesce a resistere all'assedio dell'esercito imperiale. Le vecchie mura teodoriciane erano state restaurate e rinforzate, costituendo un valido strumento difensivo. Ancora oggi, presso Castelvecchio e in via dei Mutilati, si possono ammirare alcuni resti e una torre miracolosamente intatta anche se "affogata" da brutti edifici moderni, dell'antico muro comunale.
L'esercito della lega anzi contrattacca e spingendosi vicino all'accampamento tedesco nei pressi di Vigasio riesce addiritura a mettere in fuga il Barbarossa che è costretto a riparare in Germania. L'episodio ha un tale effetto che ancora nel '500 il pittore veronese Paolo Farinati lo ritraeva in una grande tela oggi conservata a palazzo Barbieri.

 

Il Barbarossa scese per la quarta volta in Italia nel 1167. Ancora una volta i veronesi gli rendono la vita difficile occupando la rocca di Rivoli, impedendogli il passaggio per la Valdadige e costringendolo a passare per la Valcamonica.
Nel frattempo Cremona, Mantova, Bergamo, Brescia, seguite poi da Milano, Lodi, Ferrara, Piacenza e Parma formano una propria alleanza antimperiale: la Lega Lombarda. Alleatesi le due Leghe, quella veronese e quella lombarda, al Barbarossa non resta che puntare dritto su Roma dove, una volta incoronato per la seconda volta a San Pietro, ripara nuovamente in Germania.

Per sei anni la Lega e i suoi rettori mantennero un'incontrastata autorità nel nord Italia riuscendo a mantenere sopite le antiche rivalità tra comune e comune e all'interno delle città stesse. Nel 1169 a Verona viene istituita la carica di Podestà, affidata al conte Bonifacio di Sambonifacio. In città erano nel frattempo state costruite numerose case torre, simbolo di ricchezza e potere ed efficace strumento difensivo nelle continue lotte interne e guerre esterne. Nel 1172 veniva costruita la torre dei Lamberti che sarebbe poi diventata la torre comunale e che ancora oggi svetta nel cuore della città.

 

La Battaglia di Legnano

 

L'imperatore tuttavia non volle rinunciare ai territori italiani e per l'ennesima volta scese nella penisola tendando l'attacco alle città della Lega. Nel 1176 nella pianura di Legnano, tra il Ticino e l'Olona, l'esercito imperiale affrontava i 12.000 uomini della Lega Lombarda preceduti proprio dalla cavalleria veronese. Il Barbarossa, che non riuscì a ricongiungersi con i rinforzi che stavano arrivando dalla Germania, subì una cocente sconfitta e salvò lui stesso a stento la vita. Con la pace di Costanza nel 1183, l'Imperatore si vedeva costretto a riconsocere ai comuni i diritti che aveva loro negato con la Dieta di Roncaglia. Il potere imperiale era ridotto a una pura formalità.

 

Il Barbarossa scese ancora una volta in Italia ma questa volta pacificamente sostando proprio a Verona, che per alcuni anni fu addirittura sede del papato. Il papa Lucio III, a seguito di tumulti scoppiati a Roma, aveva trovato rifugio proprio a Verona con parte dei suoi cardinali e della corte pontificia. Prese residenza presso il palazzo vescovile nei pressi della Cattedrale e nel 1184 tenne il Concilio Veronese cui partecipò anche l'Imperatore. Federico alloggiava nell'abbazia di San Zeno che è stata la sede del soggiorno di più di un imperatore in città. Nel concilio vennero discusse le misure da prendere contro le varie eresie pauperistiche che si stavano diffondendo, si posero le basi per l'istituzione dell'Inquisizione e venne sollecitato il pontefice a indire la terza Crociata.
Lucio III morì nel 1185 e venne sepolto nel Duomo di Verona dove ancora si conserva il suo sigillo sepolcrale.
Sempre a Verona venne eletto il nuovo papa, Urbano III, che rimase in città per quasi un anno.

 

Nel 1193, sotto il podestà Guglielmo da Osa, il comune acquistò le case torri comprese tra piazza delle Erbe e piazza dei Signori, dove sorgeva anche la torre dei Lamberti e realizzò il palazzo del consiglio, oggi Palazzo della Ragione, uno dei più antichi palazzi pubblici d'Italia.

 

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