Teodorico
Teodorico è stato sovrano del primo vero regno romano-barbarico. Formalmente la capitale del regno era Ravenna, ma per questioni strategiche Verona fu la città che predilesse in Italia. Molti furono gli interventi urbanistici apportati durante il suo dominio. In tedesco è chiamato Dietrich von Bern, ossia "Teodorico da Verona". La leggenda racconta che la sua misteriosa scomparsa avvenne proprio a Verona.
Scena del combattimento tra Teodorico e Odoacre avvenuto nei pressi di Verona. Da un'antica pergamena.
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La Fine dell'Impero Romano
Nel 476 l'Impero Romano d'Occidente aveva avuto una fine formale quando
Odoacre, ufficiale germanico al servizio dell'esercito romano, aveva
deposto l'ultimo imperatore Romolo Augustolo. In realtà da parecchi
decenni l'Impero era entrato in una crisi complessa e inarrestabile.
Da lì in poi la storia d'Italia sarebbe stata segnata da continue guerre,
rivolgimenti, scontri, complicate mosse politiche, cambiamenti di regnanti
con intervalli più o meno lunghi di pace seguiti da nuove lotte e
invasioni. In questo lungo e complicato periodo storico, Verona ebbe
spesso un ruolo da protagonista, trovandosi, spesso suo malgrado, sulla
scena della Storia grazie alla sua posizione strategica all'incrocio di
importanti vie di comunicazione e cerniera geografica tra il centro Europa
e il resto della penisola.
Gli Ostrogoti
Il regno di Odoacre non ebbe lunga durata. L'Impero Romano d'Oriente continuava a voler controllare politicamente la sua controparte occidentale in disfacimento. Zenone, imperatore orientale, non vedeva di buon occhio i successi di Odoacre in Italia. Si accordò con gli ostrogoti (goti d'oriente), una delle tante tribù nomadi germaniche, promettendogli il controllo della penisola se avessero sconfitto gli eruli di Odoacre. Nel 489 d.C. gli ostrogoti calarono in massa nella penisola italica. Erano una popolazione stimata in più di 300.000 tra uomini, donne, vecchi e bambini. Dal Nord Europa, in un territorio compreso tra la penisola scandinava e la Danimarca, si spostarono prima nell'Europa Centrale, e poi, varcate le Alpi, calarono negli ancora ricchi territori del vecchio impero.
Teodorico contro Odoacre
A guidarli vi era Teodorico. Come spesso accadeva all'epoca, aveva
trascorso la sua giovinezza ostaggio a Costantinopoli. Era una di quelle
consuetudini che garantivano i delicati equilibri politici tra Impero
Romano e popolazioni germaniche. A Costantinopoli Teodorico non aveva
certo vissuto come semplice prigioniero, ma come ospite di rango,
ricevendovi una educazione completa. Oltre alla lingua nativa germanica,
parlava correntemente greco e latino. Divenuto adulto Teodorico era
quindi tornato in patria e da lì aveva guidato la discesa dei goti contro
Odoacre.
Teodorico sconfisse Odoacre una prima volta presso l'Isonzo nel 488,
infliggendogli poi il colpo definitivo in territorio veronese, nella
Campagna Minore (oggi Madonna di Campagna), tra le attuali San Martino
Buon Albergo e San Michele.
Il duello tra Teodorico e Odoacre è raffigurato su un bassorilievo delle facciata della chiesa di San Zeno a Verona.
La Pastissada de Caval
Secondo la tradizione, proprio in occasione del tremendo scontro tra gli eserciti di Odoacre e quello di Teodorico nacque uno tra i più tipici piatti della tradizione culinaria veronese: la Pastissada de' Caval, ossia lo stracotto di carne di cavallo. Conclusa la cruenta battaglia, sul campo restavano centinaia di cavalli, anch'essi come molti combattenti, vittime dello scontro. La popolazione affamata chiese al vincitore Teodorico il permesso di cibarsene. Il nuovo sovrano lo concesse ma, data la grande abbondanza di carne, e la mancanza di frigoriferi, si cercò di prolungarne la durata immergendola in vino e spezie. La successiva cottura diede vita al celebre piatto che oggi si mangia accompagnato dalla tipica polenta molle.
Odoacre finì i suoi giorni assassinato su ordine di Teodorico e lasciò ai goti l'incontrastato dominio sull'Italia.
Teodorico da Verona
La capitale di questo nuovo regno fu stabilita da Teodorico a Ravenna, ma
Verona fu sempre molto amata dal re germanico che vi risiedette a lungo.
Verona era l'ultima città latina di una certa importanza prima della valle
dell'Adige, la via più diretta verso le Alpi e il centro Europa da cui
proveniva Teodorico. Questo doveva dargli un certo senso di sicurezza nel
caso le cose in Italia si fossero messe male.
Il regno di Teodorico durò quasi trent'anni, un periodo eccezionalmente
lungo se si pensa alla velocità con cui si erano susseguiti gli imperatori
negli ultimi decenni dell'impero. La stabilità del governo e l'abilità con
cui Teodorico regnò assicurarono una vera e propria rinascita di un
territorio che era andato impoverendo e decadendo.
A beneficiarne fu ovviamente anche Verona che, prediletta dal sovrano,
venne restaurata e rinnovata ritrovando un po' dell'antico splendore.
Le Mura di Teodorico
Furono ricostruite e ampliate le mura cittadine che erano rimaste
pressoché inservibili dal tempo dell'assedio di Costatino a Massenzio nel
312. Le nuove mura di Teodorico chiudevano l'ansa dell'Adige poco più a
sud delle vecchie mura di Gallieno, includendo anche l'Arena. A nord le
mura furono estese a gran parte della zona collinare di Verona,
dall'attuale ponte Nuovo salivano a circondare il colle di San Pietro per
poi ridiscendere fino alla chiesa di Santo Stefano, già presente all'epoca.
Recenti studi archeologici tendono a identificare molti tratti conservati
di mura antiche, precedentemente ritenute di Gallieno (265 d.C.), come
parte del rifacimento di Teodorico.
Il tracciato della cinta muraria stabilita da Teodorico rimase pressoché
immutato fino all'epoca comunale e tratti di esso si trovano inglobati in
edifici costruiti successivamente dietro l'Arena e a ridosso di Porta
Borsari.
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San Giovanni in Valle
Le mura nel tratto nord venivano a inglobare un'ampia zona collinare che divenne con tutta probabilità l'insediamento dei goti. I nuovi conquistatori, almeno inizialmente, tendevano a isolarsi dalla popolazione latina che avevano soggiogato. Di ciò rimane traccia nella toponomastica cittadina. Il nome del quartiere di San Giovanni in Valle deriva da Vallum Gothorum ossia cittadella fortificata dei goti. La chiesa di San Giovanni in Valle, al centro del quartiere, divenne la chiesa ariana dei conquistatori che non si erano ancora convertiti al cattolicesimo. Ancora oggi la si può ammirare in tutta la sua arcaica semplicità.
Il Castello di Teodorico
Anch'esso chiuso dal ramo nord delle mura doveva esserci anche il
leggendario Castello di Teodorico, raffigurato sul sigillo di Verona e che
tanto è rimasto impresso nella fantasia di chi ha letto, o dovuto imparare
a memoria, la celebre poesia del Carducci: "Sul castello di Verona batte
il sole a mezzogiorno...".
Il castello, secondo alcuni recenti studi e
ricerche, doveva sorgere sul lato est del Teatro Romano, a mezza costa del
colle poi denominato di San Pietro. Stando al sigillo che lo rappresenta
aveva la classica fattezza degli edifici bizantini cari a Teodorico in
quanto gli ricordavano la giovinezza trascorsa a Costantinopoli. Il corpo
centrale era poi affiancato da due torri lunghe e sottili,
simili a minareti.
Purtroppo la notevole attività edilizia che
caratterizzò tutta l'area nel corso dei secoli, ha cancellato ogni
traccia del palazzo teodoriciano.
Oggi la cima di colle San Pietro è occupata dalla fortezza austriaca di metà '800.
Oltre alle mura, Teodorico restaurò numerosi altri edifici a Verona tra cui l'acquedotto e le terme, e favorì la cultura e le arti. Una leggenda popolare diceva che perfino l'Arena era stata realizzata dal re ostrogoto. Tanto fu il suo amore per Verona che in Germania ancora oggi egli viene chiamato Dietrich von Bern, dove "Bern" è proprio il termine con cui veniva indicata Verona a nord delle Alpi.
Teodorico e il Recioto
Il consigliere di Teodorico Cassiodoro, in una lettera al sovrano, parla del vino acinatico, consigliandolo caldamente. Teodorico doveva quindi conoscere e apprezzare questo vino dolce, corposo, realizzato da uve messe ad appassire dopo la vendemmia, sicuramente l'antenato di Recioto e Amarone.
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Ultimi Anni
Gli ultimi anni di vita di Teodorico furono caratterizzati da una
progressivo indurimento delle posizioni del sovrano che in gioventù aveva
invece sempre cercato l'equilibrio e l'armonia mediando i contrasti tra
goti e popolazione latina, chiesa e impero. In particolare, sempre più
sospettoso e temendo complotti degli amministratori e consiglieri latini
ai quali si era sempre affidato con fiducia, arrivò a condannare a morte
il senatore Albino e il fido maestro di palazzo Severino Boezio. La catena
di sospetti, incarcerazioni e vendette politiche si inasprì ulteriormente
quando Costantinopoli decise una stretta contro l'eresia ariana
predominante tra i goti. Teodorico arrivò persino a far rinchiudere e
morire in carcere a Ravenna papa Giovanni I colpevole di non essere
riuscito a ottenere la libertà di culto per i goti ariani. I bizantini,
stancatisi anche del governo di Teodorico, stavano per intervenire
nuovamente come era accaduto per Odoacre.
Teodorico scomparve nel 526 all'età di 70 anni, proprio mentre si stava
preparando allo scontro con Costantinopoli.
La Scomparsa
La leggenda della fine di Teodorico è magnificamente ritratta in un bassorilievo della facciata
della basilica di San Zeno che sicuramente ispirò la famosa poesia del Carducci.
La pietra in cui è scolpita ha un alto contenuto di zolfo e in passato,
sfregando una sasso sulla suggestiva scena, le madri di Verona facevano
sentire ai loro figli indisciplinati "l'odore dell'Inferno". A furia di
sfregare la pietra del bassorilievo si è ricoperta di conche.
La fine di Teodorico è avvolta dal mistero e numerose sono le leggende
riguardo la sua scomparsa. Anche a causa del fatto che la sua tomba a Ravenna è vuota.
La più celebre è quella della "Caccia
Infernale".
A Verona, in una calda giornata estiva, Teodorico si
rinfresca con un bagno nell'Adige. A un tratto gli compare davanti un
meraviglioso cervo. Il sovrano è un appassionato cacciatore, per
inseguire la preda sale in groppa a un misterioso destriero apparso
anch'esso all'improvviso. Il nero cavallo è in realtà un essere demonico
che invece di seguire i comandi di Teodorico galoppa a folle velocità e
in men che non si dica attraversa tutta la penisola italiana fino alle
Eolie. Lì si getta, con ancora in groppa il vecchio re nel cratere di
Vulcano, ingresso dell'inferno.
Visite Guidate
Seguire le tracce e le leggende di Teodorico a Verona è un tour avvincente che permette di scoprire alcune delle zone più affascinanti della città. San Zeno, i resti delle mura nascosti nei vicoli del centro storico e sotto terra, il colle San Pietro con il suo panorama mozzafiato, il quartiere di San Giovanni in Valle arroccato sulla collina. Scrivici per avere maggiori informazioni per una visita guidata privata o per iscriverti alla newsletter e restare aggiornato sulle prossime uscite di gruppo.
Info e prenotazioni:
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