Il Castello di Soave
Il castello di Soave è un esempio rappresentativo di architettura militare medievale. Con le guide turistiche di Soave la visita dell'antico maniero si arricchisce del racconto delle sue vicende storiche, con gli aneddoti e le leggende. Le visite sono adatte a scolaresche in gita scolastica, piccoli gruppi privati o grandi gruppi organizzati.
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La visita al castello con una guida turistica di Soave è adatta a gruppi organizzati, scolaresche in gita scolastica, visitatori individuali. Il percorso è perfetto per gli studenti delle medie a integrazione del programma di storia medievale. I ragazzi possono comprendere il ruolo dei castelli nel controllo feudale del territorio e nell'ascesa, sviluppo e crollo di una tipica signoria come quella scaligera. La visita ha una durata di circa 2 ore e può essere estesa al borgo fortificato e (per gli adulti) a una cantina per una degustazione di vini soave.
La visita al Castello di Soave
Si può accedere al castello di Soave sia a piedi che con i mezzi di trasporto.
A piedi
Si parte dalla centrale piazza Antenna e per il sentiero, un po' scosceso ma molto suggestivo, si arriva all'ingresso.
In macchina o pullman
In macchina, van o pullman turistico, si può arrivare al comodo parcheggio privato del castello passando per la strada asfaltata che sale dal versante nord del Monte Tenda.
L'Ingresso
L'ingresso principale guarda a nord, protetto da torrione e ponte levatoio. Sul torrione si conserva un bassorilievo raffigurante San Giorgio che sconfigge il drago, tema caro a i cavalieri medievali di cui il santo era patrono. L'ingresso oggi avviene invece dal lato sud, attraverso il giardino del custode.
I cortili esterni
Una volta dentro ci si trova nel primo dei tre cortili interni, un ampio spazio vuoto con i resti di una chiesa romanica a tre absidi del X secolo. In essa, la popolazione di Soave trovava rifugio e pregava a ridosso del castello in caso di attacco o assedio nemico. Attraverso un passaggio protetto da una saracinesca ci si ritrova nel secondo cortile detto "della Madonna" a ragione di un affresco datato 1321 della Vergine della Misericordia che accoglie i fedeli sotto il suo manto, quasi una rappresentazione simbolica del castello stesso e della sua funzione protettiva.
Il cortile interno
All'ultimo e più elevato cortile si accede per mezzo di una moderna scaletta in ferro che permette di superare il dislivello merlato, quasi una piccola torretta, che protegge la porta munita anch'essa di saracinesca, un'ulteriore protezione in caso il nemico fosse riuscito a passare le prime cortine difensive. Appena entrati nel terzo cortile ci si trova di fronte all'imponente struttura del mastio. In tempo di pace esso era utilizzato come prigione e luogo di tortura, in caso di attacco, diveniva l'ultimo baluardo di difesa. In occasione dei restauri di fine '800, nel basamento che fino ad allora era rimasto inaccessibile furono rinvenute numerose ossa umane, i resti dei condannati a morte o di chi moriva sotto tortura e veniva buttato di sotto attraverso una botola. Lungo tutto il muro del cortile si notano i segni dei numerosi edifici che vi sorgevano addossati con le tracce di camini, scale, fornelli. Su un lato dell'ingresso, i resti di un affresco mostrano alcuni soldati e lo stemma degli scaligeri: una scala bianca in campo rosso. Al centro del cortile, il pozzo che dava accesso alla cisterna sottostante. Antico quanto il castello avrebbe garantito l'approvvigionamento idrico in caso di assedio. Sul lato destro sorge l'unico edificio del castello conservatosi anche grazie al restauro.
L'interno
Al piano inferiore una spartana stanza ad archivolti e colonne asimmetriche era destinata alle milizie di stanza nella fortezza. L'ambiente è oggi decorato con armature che ci danno l'idea di come i soldati vestissero e combattessero. Da una scala in pietra posta all'esterno si accede al piano superiore riservato al capitano. Il primo ambiente è la cosiddetta stanza detta "La Caminata", così chiamata per il grande camino. Da qui si passa alla camera da letto del signore, con un letto a baldacchino, mobili intagliati e una suggestiva crocifissione affrescata risalente al 1200. Sul lato opposto, la sala da pranzo con una grande tavola e i ritratti di Cortesia da Serego e Lucia, figlia di Cansignorio della Scala, protagonisti di una travagliata storia d'amore. Attraverso uno stretto ambulacro si sale quindi ai camminamenti di ronda.
Camminamenti e Mastio
Assolutamente sicuri ma decisamente inadatti a chi soffre di vertigini i camminamenti di ronda del castello di Soave permettono di raggiungere il mastio. All'interno del torrione si può entrare nelle satanze interne e salire ulteriormente fino alla terrazza merlata alla sommità. Da qui si può ammirare lo stupefacente vista sulla pianura Padana, la valle di Soave ricoperta di vigneti e i monti Lessini a nord, i colli Berici. Da questa posizione sopraelevata di grande impatto il castello domina la vasta pianura veneta.
La Storia del Castello di Soave
Arrivando da Verona sull'autostrada A4 Milano-Venezia, non si può non notare il grande edificio merlato a mezza costa sulla sinistra. Allo stesso modo, dall'alto dei camminamenti e del mastio del castello, si ha una perfetta visuale dell'autostrada e del frenetico traffico di macchine e autotreni che la attraversano senza sosta.
L'Epoca Romana e la via Postumia
Più di duemila anni fa la visione, con le dovute differenze, non sarebbe stata poi troppo dissimile. Più o meno dove oggi corre l'autostrada avremmo visto la via Postumia, l'importante strada romana che collegava Aquileia con Genova e che passava per molte di quelle città che poi sarebbero state attraversate dall'autostrada: Verona, Vicenza, Padova e naturalmente Soave. Al posto dell'asfalto dell'autostrada vi sarebbero state le nere pietre in basalto della via Postumia. Invece delle auto e dei tir ci sarebbero stati carri, cavalli e muli. Dove oggi sorge il castello vi era probabilmente un fortilizio o una torre di guardia che controllava che non vi fossero pericoli.
L'Alto Medioevo
Le prime testimonianze documentali della presenza di un castello risalgono tuttavia al X secolo. Da un diploma di Federico Barbarossa apprendiamo che il castello di Soave apparteneva al Conte di Sambonifacio.
Età Comunale e Scaligera
Nel 1270 la famiglia Greppi, subentrata nella proprietà del castello, prima di trasferirsi in Lombardia, lo cedette al Comune di Verona che vi instaurò un capitanato. Con l'ascesa della Signoria Scaligera che nel frattempo aveva consolidato il proprio potere su Verona, il Castello di Soave divenne un punto strategico fondamentale dell'espansione scaligera nel territorio della Marca, come allora si chiamava il Veneto. Il castello fu restaurato e rinnovato, in particolare sotto il governo di Cansignorio della Scala nel 1379, quando venne realizzato il muro che dal castello si estende a cingere l'intero borgo.
Epoca Veneziana e Decadenza
Con la fine dell'era scaligera Soave, con tutti i possedimenti della signoria, passò ai Visconti prima, ai Carraresi poi e infine, nel 1405 entrò a far parte dei vasti possedimenti della Repubblica Veneziana. All'inizio del '500 Soave si trovò al centro delle battaglie tra Venezia e i membri della Lega di Cambrai e venne occupata dalle truppe dell'imperatore Massimiliano d'Asburgo. Il Castello e il borgo vennero dati alle fiamme in risposta all'opposizione della popolazione all'occupazione imperiale. Scioltasi la Lega di Cambrai Soave venne finalmente ridato a Venezia nel 1517. Da quel momento in poi Soave, come tutto il territorio della Repubblica Veneta, godette di un lungo periodo di pace fino all'arrivo di Napoleone nel 1796. Nel frattempo però l'evoluzione della tecnologia bellica aveva reso i castelli del tutto inutili. Le alte mura che avevano efficacemente tenuto fuori uomini, frecce e lance, si dimostravano inermi di fronte alla polvere da sparo e alle cannonate. Il modo di fare la guerra era cambiato radicalmente.
Giulio Camuzzoni e il Restauro
Quando nel 1889 il castello venne acquistato da Giulio Camuzzoni, primo sindaco di Verona dopo l'unificazione d'Italia, il castello di Soave si trovava in completo stato di abbandono. Giulio Camuzzoni effettuò il restauro per riportare il castello alle forme originarie che ancora oggi si possono ammirare.
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