Non è petrolio!

dicembre 2015

 

arena di verona petrolio

L'Arena, che in due millenni ne ha passate tante, negli ultimi anni viene "spremuta" a più non posso per fare cassa quasi fosse un giacimento petrolifero. Il patrimonio storico-artistico non dovrebbe essere sfruttato come una risorsa naturale

 

I beni artistici e culturali sono il petrolio dell'Italia. Chissà chi ha usato questa espressione per la prima volta. Ormai è diventata una frase fatta, di quelle che semplificano tutto, che si tirano fuori quando non si hanno altri argomenti o non si vuole o non si può approfondire. I politici soprattutto, e i giornalisti, sono “maestri” in questo genere di cose. Frasi vuote, a volte sciocche, a cui la gente annuisce senza riflettere sul loro effettivo significato, come assiomi che non si discutono, che sembrano dire tanto ma non dicono niente o peggio trasmettono significati aberranti. Ogni volta che la sento mi prende lo sconforto, o la rabbia a seconda dei momenti e dei contesti.

 

1. Com'è possibile paragonare arte, storia, architettura, cultura con il petrolio? Il petrolio è una risorsa che uno stato, per puro caso, si ritrova più o meno in profondità nel sottosuolo. I paesi ricchi di petrolio non hanno fatto nulla per meritarsi i giacimenti, sono solo stati fortunati (o sfortunati considerando le devastanti guerre che si fanno per accaparrarsi le risorse energetiche) ad avere nei loro confini territori dove per questioni geologiche, in processi lunghi milioni di anni, si sono accumulati i depositi organici che hanno dato vita al petrolio. Quei paesi hanno avuto fortuna, ma non hanno nessun merito per la presenza dell'oro nero.

Il patrimonio storico-artistico è invece il frutto dello sforzo e del lavoro di un popolo, l'opera faticosa dell'ingegno, della fede, della filosofia, dell'economia degli uomini e delle donne, lentamente accumulatasi nell'arco di migliaia di anni. L'arte e la cultura sono intimamente legate alla storia di una nazione, non un colpo di fortuna geologico che ci piove dall'alto per puro caso.

 

2. Il petrolio è una risorsa non rigenerabile, è la risorsa non rinnovabile per antonomasia. Se ne trova il giacimento, si trivella, lo si pompa fuori finché ce n'è e quando il giacimento è esaurito fine. Chi paragona il nostro patrimonio artistico al petrolio ha forse in mente questo tipo di gestione di musei e opere d'arte: sfruttare finché ce n'è e poi fine. Monetizzare il più possibile musei, opere d'arte, chiese, monumenti, e quando saranno rovinati o scomparsi si penserà a qualche altra forma di sostentamento. Purtroppo, la penosa condizione in cui versano alcuni importanti siti italiani, un esempio per tutti Pompei, è figlia di questo modo di pensare.

 

3. E poiché non si può produrre petrolio, chi lo paragona a monumenti e arte italiana è forse convinto che questo paese non sarà più in grado di produrre niente di rilevante sul piano culturale e artistico e potrà solo sfruttare ciò che di grande e meraviglioso si è realizzato in passato.

 

4. E poi anche a livello di semplice immagine, com'è possibile paragonare il petrolio, sostanza nera, oleosa, bituminosa, che sporca, inquina, causa disastri ambientali, uccide gabbiani e foche, per il quale si fanno guerre disumane, con l'arte, che è quanto di meglio la creatività umana può produrre?

 

Bisogna smettere di utilizzare questa brutta espressione, perché crea un atteggiamento mentale pigro e predatorio in chi amministra e gestisce il patrimonio artistico-culturale e in chi ne usufruisce e non rende giustizia del valore e della necessità di tutelarlo e preservarlo affinché continui a fruttificare. Non sto dicendo che non vada fruito, anche per fini economici e commerciali, anzi. Ma il suo utilizzo deve essere fatto nel rispetto, nella tutela e nella valorizzazione di ciò che i nostri avi ci hanno lasciato, anche a partire dal modo in cui ci riferiamo ad esso nel suo insieme. Solo così l'arte potrà essere una fonte rinnovabile e continuerà a dare frutti nel tempo, a fornire quell'ispirazione che è alla base della tanto sbandierata creatività italiana. Incominciamo a paragonare il patrimonio storico e artistico italiano a un frutteto, o a un vigneto, luoghi dove prima non vi erano che sassi ed erbacce e solo il duro lavoro dell'uomo ha permesso che si trasformassero in una fonte di sostentamento, in un piacere per gli occhi che guardano una collina ben tenuta con i filari ordinati. Solo una sapiente commistione di natura, esperienza, conoscenza, tradizione, sapere permetterà alla terra di continuare a generare frutti nel tempo, e all'uomo di produrre opere d'arte universali ed eterne.

 

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